«Conquiste del Lavoro» - 21 gennaio 2006

Recensione a Giovanni Fornero, Bioetica cattolica e bioetica laica

di Sergio Bartolommei

Non passa giorno che non si accenda sui media una nuova e accalorata discussione su temi bioetici. Tali sono per esempio quelli relativi alla fecondazione medicalmente assistita, alla interruzione volontaria di gravidanza, allo stato vegetativo permanente. Il libro di Fornero fornisce un'utile bussola per inquadrare lo sfondo teorico complessivo di questi dibattiti. Il contributo infatti consiste non tanto nel delucidare i termini delle singole questioni, quanto nel presentare al lettore in modo chiaro e sobrio i principali "paradigmi" che si contendono il campo nei dibattiti sui nuovi modi del nascere, curarsi, morire. Si tratta del paradigma cattolico e di quello laico. Il primo risulta caratterizzato da un continuo richiamo all'idea di una legge morale naturale preesistente alla volontà umana in base alla quale i processi della vita biologica (umana) dovrebbero considerarsi indisponibili alla volontà e al controllo degli esseri umani stessi. Il secondo, viceversa, considera la morale come una costruzione umana e suggerisce che non vi sono obiezioni di principio all'idea di poter disporre di tali processi sia in entrata nella vita che in uscita da essa. L'autore, seguendo un orientamento invalso tra gli studiosi di orientamento laico, definisce la prima prospettiva della "sacralità" della vita e la seconda della "qualità" della vita. In base alla prima la vita umana, in generale, appare buona di per sé e degna di essere vissuta in quanto tale: in base alla seconda occorrerà muovere da una analisi delle circostanze e caratteristiche concrete entro cui si svolgono le vite dei singoli individui (dalla valutazione cioè della loro "qualità") per capire se chi le vive abbia ragione di ritenerle o meno degne di essere vissute. Entro questa cornice concettuale possono essere in effetti comprese molte delle posizioni bioetiche sostantive. Basti pensare, per fare solo due esempi, alle condanne espresse dal Magistero cattolico nei confronti della fecondazione medicalmente assistita e dell'eutanasia attiva volontaria. Nel primo caso la condanna è legata alla scissione che le tecniche consentono di realizzare tra momento unitivo e momento procreativo della riproduzione - momenti che, seguendo i precetti della "legge morale naturale", dovrebbero sempre restare congiunti; nel secondo caso la condanna è rivolta al tentativo di fare anche della morte delle sue modalità un oggetto della libera scelta degli uomini, trasgredendo così la regola che prescrive di considerare la vita come un dono indisponibile di Dio.

L'originalità del volume di Fornero non consiste comunque tanto nell'avere ordinato i contenuti della bioetica secondo questo schema esplicativo generalissimo costituito dalla contrapposizione tra sacralità e qualità e tra disponibilità e indisponibilità della vita. Lo schema infatti è già ampiamente e da tempo in uso negli studi specialistici e anzi, ove sia richiamato stancamente con la pretesa di esaurirvi la complessità delle varie questioni bioetiche, rischia di produrre nuove forme di "scolastica" o sterili stereotipi concettuali incapaci di cogliere la complessità dei casi e gli sviluppi interni alle singole posizioni. L'originalità del volume sta piuttosto nel mostrare e argomentare che questo schema (e le dicotomie ad esso sottese) non è affatto un'invenzione strumentale o ideologica di inguaribili polemisti. Riflette piuttosto divaricazioni di principio realmente esistenti e rende vani gli atteggiamenti irenici, i tentativi cioè di giungere a conciliazioni a buon mercato tra l'una e l'altra prospettiva. Difficile in effetti pensare a una "terza via" tra chi ritiene che in bioetica si diano verità assolute tendenzialmente sottratte alla critica e al pubblico confronto e chi rifiuta ogni assolutismo etico e considera il concetto di legge morale naturale alla stregua di certe navi un tempo prestigiose ed imponenti ma oggi in smobilitazione nei cantieri.