«l'eco del chisone»
15 marzo 2006

La filosofia non è un lusso, ma una necessità

di Tonino Rivolo

La filosofia è uscita dai circoli di intellettuali e dai salotti letterari. Anche i periodici, come ora "L'espresso", propongono ad esempio con successo l'acquisto della monumentale Storia della filosofia di Nicola Abbagnano, ampliata ed aggiornata da Giovanni Fornero.

Intanto anche a Pinerolo, in "Maggio-libri", per il secondo anno consecutivo la filosofia tornerà in piazza, nell'agorà, con dibattiti e confronti su temi forti della vita in comune.

Si tratta solo di coincidenze o c'è dell'altro? Per saperne di più abbiamo chiamato in causa il vigonese Giovanni Fornero, protagonista e artefice di alcune di queste opere di grande divulgazione. Anche nelle scuole.

Sono fenomeni di moda o la gente di oggi cerca un sapere più profondo?

«La nostra epoca pone grandi interrogativi, sia a livello collettivo sia a livello individuale, che richiedono risposte chiare e precise. Così si spiega il bisogno di un sapere critico che va oltre la superficialità e l'apparenza» esordisce Fornero.

La scienza, insomma, non basta più. Nemmeno nelle società più evolute.

«Scienza, tecnologia e filosofia sono oggi strettamente connesse perché sono la scienza e la tecnologia stesse che pongono nuovi interrogativi alla filosofia. Quindi, se l'umanità non può vivere senza le prime due, tanto meno può vivere senza quest'ultima. In quanto la filosofia scaturisce dall'esistenza stessa dell'uomo e non ci sarebbe se non ci fossero i grandi problemi che la vita ci pone».

Dunque, non si può fare a meno di essa.

«Esatto. La filosofia, prima ancora di essere importante, è ineludibile. Non è un lusso, ma una necessità. L'umanità è vissuta per secoli senza un sapere scientifico in senso galileiano ed è sopravvissuta, ma non ha potuto fare a meno della filosofia. Cioè di avere una visione del mondo».

E a livello individuale?

«Ognuno ha una sua concezione del bene e del male, di Ciò che è giusto o ingiusto eccetera. Motivo per cui, diceva Platone: "Non si può essere uomini senza essere al tempo stesso filosofi". Ed aggiungeva Abbagnano: "Filosofare significa per l'uomo affrontare ad occhi aperti il proprio destino e porsi i problemi che scaturiscono dal rapporto che abbiamo con noi stessi, con gli altri, con il mondo e con Dio"».

Nel difficile momento attuale di incontro-scontro tra le civiltà e le religioni (cristiana ed islamica in particolare) la filosofia potrebbe avere un ruolo, rappresentare un ponte tra le due sponde e suggerire risposte?

«Nel mondo multiculturale e multireligioso in cui viviamo la filosofia, proprio perché si fonda sulla ragione che è qualcosa che accomuna tutti gli uomini, può essere strumento di dialogo e può anche aiutarci a trovare dei punti in comune perché va al di là della parzialità delle varie civiltà, ricercando qualcosa su cui si possa essere tutti quanti d'accordo».

Dalla filosofia alla bioetica, l'argomento da lei, trattato nel suo ultimo libro (Bioetica cattolica e bioetica laica, Bruno Mondadori, pp. 210, euro 19). Perché questo suo passaggio a temi di così stringente attualità?

«"La filosofia è un sapere a vantaggio dell'uomo" diceva Platone e su questo insisteva anche Abbagnano. Se è così, è chiaro che la bioetica, trattando temi relativi alla nascita ed alla morte degli individui, è un punto d'arrivo. Pertanto nella bioetica ho visto una delle più significative concretizzazioni della mentalità filosofica. Infatti nel libro ho definito la bioetica una delle maggiori incarnazioni dello spirito filosofico».

La bioetica è un campo aperto di discussione tra cattolici e laici oppure si parte da presupposti così diversi ed irrinunciabili che le convergenze si possono trovare solo su aspetti marginali?

«Come documenta il mio libro, fra bioetica cattolica ufficiale e bioetica laica c'è indubbiamente una spaccatura, perché quella cattolica mette capo al concetto dell'indisponibilità della vita in quanto è di Dio, mentre per il laico vi è il concetto della disponibilità della vita, cioè il fatto che l'uomo può disporre della propria vita e del proprio corpo. Le due concezioni sono antitetiche e conflittuali, ma non possono fare a meno di coesistere e di dialogare. Ed eventualmente di trovare dei punti di accordo» afferma Giovanni Fornero.