«Laicità»
dicembre 2007

Una discussione su bioetica cattolica e bioetica laica

Recensione a «Bioetica. Rivista interdisciplinare», 15(2007), n. 1

di Mirella Bert

Merita particolare attenzione la discussione di un libro di Giovanni Fomero a cui è dedicata gran parte del fascicolo n. 1, marzo 2007, di «Bioetica. Rivista interdisciplinare», Trimestrale della Consulta di Bioetica (pp. 206, 15), per il contributo che essa offre alla chiarificazione dei termini del dibattito bioetico attuale. Nel saggio Bioetica cattolica e bioetica laica (Bruno Mondadori, Milano 2005) Fornero presenta le concezioni bioetiche, con precisione e ricchezza di riferimenti filosofici, sostenendo la tesi di una opposizione tra la bioetica cattolica e la bioetica laica. La nozione di laicità è distinta nel libro tra una forma debole, espressione di atteggiamento critico e tollerante (che permette anche ad alcuni cattolici di considerarsi laici) e una forma forte, dovuta a un ragionare senza ipotesi teologiche. Per Fabio Bacchini si ha laicità solo prescindendo da dogmi (per cui le bioetiche cattoliche non possono essere in alcun modo laiche) e per Patrizia Borsellino le due laicità sono facce della stessa medaglia, ma risulta importante la laicità procedurale per accettare, in ambito laico, un pluralismo di teorie. La riflessione sulla laicità conduce Eugenio Lecaldano, che approfondisce anche i modelli teorici a cui si rifanno le due bioetiche, a sottolineare le peculiarità della bioetica cattolica rispetto ad altre bioetiche religiose, proprie di Paesi dove la secolarizzazione ha portato anche chi sostiene posizione di fede a rispettare il principio dell'autonomia morale e a non pretendere di imporre a tutti i cittadini, anche ai non credenti, le proprie scelte etiche. Piergiorgio Donatelli sostiene l'impossibilità di un vero dialogo tra laici e cattolici, a causa del ruolo autoritario della gerarchia cattolica.

La tesi della contrapposizione tra le due bioetiche è respinta da pensatori cattolici, quali Elio Sgreggia e Mario Palmaro, perché la bioetica cattolica, grazie all'intrinseca razionalità della metafisica cattolica, è universalmente valida, condivisibile da tutti. La polemica più accesa contro la tesi centrale del libro è di Massimo Reichlin, che reputa lo schema proposto falso e inappropriato a rispecchiare il dibattito attuale, perché la definizione di bioetica cattolica è ambigua se fatta coincidere, come si fa nel saggio, con quella che viene accettata dal magistero della Chiesa. In quanto non filosoficamente fondata essa non è in senso stretto un'etica e allora c'è solo bioetica laica; mentre la bioetica laica, se presa nell'accezione datale da Fornero, esclude molti autori importanti. Rispondendo alle critiche di Reichlin, Fornero coglie l'opportunità di motivare l'attendibilità della tesi centrale del suo lavoro: la bioetica cattolica è tale perché non è solo diretta dai religiosi ai fedeli, ma perché si rapporta ai problemi della vita con riferimenti a concetti filosofici metafisici di cui rivendica l'intrinseca razionalità; la bioetica laica, premesso che etica e bioetica non si identificano, può comprendere studiosi che pur aderendo a indirizzi etici diversi, condividono princìpi fondamentali come quello dell'autonomia. Le poche eccezioni non mettono in crisi la presentazione dicotomica della bioetica, la cui validità è non solo italiana, ma mondiale. Significativa è la precisazione dell'autore sulla sua scelta, nello scrivere il libro, di non partire da etiche di riferimento, ma di articolare il discorso alla luce della contrapposizione tra teorie della sacralità della vita e della sua indisponibilità e teorie della qualità della vita e della sua disponibilità: oggigiorno la scontro decisivo in bioetica è fra due atteggiamenti mentali di fondo riguardo alla vita.

Il dibattito conferma ampiamente l'opposizione illustrata nel libro: anche se mondialmente diffusa, essa risulta in Italia particolare e preoccupante, cosicché appare molto importante che la bioetica laica sia in possesso di categorie e orientamenti ben chiari, non solo per evitare ambiguità ed equivoci sul piano teorico, ma anche per poter denunciare e arginare le ingerenze pesanti della gerarchia cattolica nelle scelte di vita degli individui.